
Il lavoro si propone di indagare, con l’intento di innovarne la prospettiva e gli strumenti di analisi, la disciplina della finanza pubblica collocandola nel più ampio dibattito sui presupposti, sulle forme e sui limiti dell’intervento pubblico nel contesto giuridico-istituzionale eurounitario.
Obiettivo del lavoro non è perciò quello di tracciare un quadro aggiornato delle disposizioni interne ed europee in materia di finanza pubblica quanto piuttosto a rimarcarne l’assoluta centralità ai fini della comprensione delle complesse dinamiche istituzionali e dei processi di trasformazione attualmente in atto e, con riferimento al potere condizionante che tali norme spiegano rispetto alle decisioni concernenti le scelte di intervento pubblico, a porne in luce la funzionalità rispetto al pieno spiegarsi del principio di sovranità popolare e al perseguimento stesso dei diritti fondamentali secondo il paradigma costituzionale garantista.
L’autore, ricorrendo ad un approccio metodologico giuseconomico che rinvia alla public choice e ai filoni dell’ordoliberalismo e della constitutional economics, suggerisce perciò una rilettura della disciplina della finanza pubblica e degli istituti posti a tutela degli interessi finanziari della collettività in termini strumentali rispetto alla costante ricerca di un equilibrio (sempre mutevole) tra sfera pubblica e sfera privata, in funzione della piena attuazione dell’ordinamento giuridico della società secondo i principi di libertà, responsabilità e sussidiarietà.
Da tale rilettura deriva la tesi secondo cui il richiamo contenuto nella costituzione europea alla razionalità economica – esemplificata nei principi della concorrenza (contenuto microeconomico), delle finanze pubbliche sane e della stabilità monetaria (contenuto macroeconomico) – implicherebbe un rafforzamento della sovranità popolare nei confronti dell’esercizio del potere politico-amministrativo, risultando l’efficienza dei processi decisionali pubblici, conseguibile attraverso regole in grado di prevenire e correggere le “disfunzioni” tipiche dello Stato pluriclasse e gli effetti distorsivi della ricerca del consenso, la condizione essenziale e sostanziale della tutela in concreto dei diritti fondamentali della persona. Questa prospettiva – che rinvia ad una visione rovesciata della sovranità e alla ricerca in concreto dell’efficienza dell’intervento pubblico dal punto di vista dell’appropriatezza dei mezzi rispetto ai fini perseguiti, a partire cioè dalle preferenze degli individui e sulla base di trasparenti operazioni di bilanciamento tra diritti e doveri costituzionali – rappresenta secondo l’autore la necessaria premessa per un ripensamento del diritto pubblico come trama discorsivo-razionale e dell’amministrazione stessa come argomentazione della sovranità popolare, a garanzia di quei diritti fondamentali della persona che l’ordinamento è chiamato a rendere effettivi in un quadro di costante interdipendenza tra ordine morale e sociale, ordine giuridico-economico e ordine giuridico-politico.
La democrazia costituzionale non gode certo di buona salute. Se poi lo sguardo si allarga al continente europeo e alle dinamiche del processo di integrazione, tale preoccupante stato di salute assume contorni ancora più foschi. Il lavoro affrontata alcuni dei problemi posti dall’integrazione europea sul terreno dei rapporti tra politica ed economia suggerendo – a partire dalle tesi ordoliberali, reinterpretandole alla luce della public choice e del giuspositivismo post-hartiano di MacCormick, Weinberger, Ferrajoli, Atienza, Alexy e Dworkin – una possibile lettura della costituzione (macro)economica europea come fondamento di un ordine giuridico incentrato sulla razionalità economica e i diritti fondamentali. Attraverso le lenti del neoistituzionalismo ed il contributo della public choice, la ricerca intende altresì segnalare le gravi carenze della politica oltre che sul piano sovranazionale su quello interno, con particolare riferimento alle sue responsabilità in ordine all’adeguatezza dell’ordine giuridico-politico rispetto alle dinamiche socio-economiche.