Ciao Prof. Geoffrey Brennan

Ciao Geoff, riposa in pace.

Il Prof. Brennan è stato un accademico, un appassionato e instancabile studioso, Past President della Public Choice Society, autore di The Power to Tax e di The Reason of Rules (entrambi scritti con J.M. Buchanan). Con le sue brillanti intuizioni a cavallo tra l’economia e la filosofia politica ha contribuito a fondare la constitutional political economy.

Non è possibile, in particolare, nessuna “funzione del benessere sociale” welfaristica alla maniera tradizionale, come ricerca cioè di un benessere collettivo “oggettivo” ed esterno ai singoli individui e perciò presupponente, per la sua attuazione pratica, un’autorità di governo neutrale o una specie di “despota benevolo”. Se non c’è nessun bene “collettivo” al di là delle scelte, del consenso o dei giudizi di valore degli individui, allora risulterà possibile applicare anche all’attività del “policy maker”, cioè dei governanti, gli stessi criteri di spiegazione “economici” che valgono per qualsiasi altro individuo nell’ambito di una società di mercato. E in questo – imprescindibile valenza “economica” delle regole e dei correlativi diritti individuali e “normatività” di qualsiasi assetto economico – risiede, precisamente, la “ragione delle regole”. Da ciò consegue che qualsiasi nozione di “giustizia” in senso empirico, è tale appunto solo nell’ambito di determinate regole vigenti. Non queste ultime, quindi, o i diritti individuali sono basati su una “giustizia” metafisica o su un diritto “naturale”, ma è vero esattamente il contrario. Questo non vuol dire – secondo gli autori – che accanto alla giustizia nell’ambito delle regole esistenti, non vi sia un problema anche della “giustizia” delle stesse regole. Non vi sia cioè la necessità di modificare queste ultime. Ma questa accezione di giustizia è solo un caso particolare della precedente. Neppure essa, vale a dire, rinvia ad una “giustizia” che non coincida con i giudizi di valore storicamente o “economicamente” condizionati degli individui. La “giustizia delle regole” rinvia soltanto a delle “meta-regole” o regole costituzionali o basate su un consenso generalizzato’’ (A. De Gennaro, recensione a La Ragione delle Regole. Economia politica costituzionale, in Quaderni di storia dell’economia politica, Vol. 10, No. 2/1992).

I lavori di Brennan (insieme a quelli di Buchanan, Wagner e Vanberg) sono testi fondativi della constitutional economics. Essi, sviluppando sul piano costituzionale (in sintonia con l’ordoliberalismo) l’approccio della public choice, sono di estremo interesse per gli studiosi del diritto pubblico. Come ho evidenziato nei miei due lavori monografici, offrono nuove chiavi di lettura per interpretare l’evoluzione della nostra costituzione economica alla luce dell’integrazione europea, svelando il contributo della costituzione (macro)economica europea in funzione di argine contro quell’eccesso di rendite politiche (per usare la felice espressione, troppo poco indagata dalla dottrina, di Giovanni Bognetti) che, nello Stato pluriclasse, provoca la degenerazione dei processi democratico-sociali e, con essi, lo scivolamento della forma di Stato democratico sociale verso forme incompatibili con la democrazia liberale; e, dunque, in sintonia con l’attenzione della public choice per l’efficienza dei processi decisionali pubblici secondo il noto paradigma del mutual gains from joint commitment to rules, creando un ponte tra la constitutional economics e le tesi di Feliciano Benvenuti, Giorgio Berti e Giorgio Pastori, per contribuire a delineare un modello di amministrazione in funzione della libertà (e dei diritti) della persona piuttosto che della sovranità dello Stato, secondo cui essa si pone come indissolubilmente legata alla società civile, rivestendo importanza centrale quei processi giuridico-argomentativi su cui si fonda – nel solco dell’ordinamento costituzionale interno e eurounitario – l’esercizio stesso della funzione amministrativa secondo moduli non solo autoritativi ma sempre più partecipativi e consensuali, quale condizione necessaria per promuovere la massimizzazione dell’efficienza degli esiti sociali prodotti dalle decisioni amministrative e, per tale via, la sovranità della persona.

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